Dicembre 2023 - Il Comitato “Via la Nebbia” si congeda

 

TIRIAMO LE SOMME: PERDITE, RESPONSABILITA’ e NEBBIA RIMASTA

 

En.Cor: dalla vendita al fallimento

 

Sono trascorsi circa dieci anni da quando, nell’estate del 2013, il nostro Comitato si formò e promosse una campagna di informazione e mobilitazione finalizzata ad ottenere dal Comune di Correggio trasparenza sul caso En.Cor.

La Società, creata dal Comune nel 2006 e di sua proprietà al 100%, era stata presentata urbi et orbi come una concreta e innovativa esperienza di produzione energetica da fonti alternative, un’iniziativa di grande valore tecnico, imprenditoriale e politico da proporre come esempio.

Fu quindi una grande sorpresa per (quasi) tutti apprendere dai giornali, nella primavera del 2013, che En.Cor era stata venduta a una società controllata dalla svizzera Amtrade Holding; cessione accompagnata dall’assicurazione dell’allora sindaco Marzio Iotti "che i cittadini non avevano perso un euro e che questa vendita avrebbe creato sviluppo".

 

Affermazioni in palese contrasto coi fatti che già allora si potevano intravvedere.

Iniziò perciò il nostro lavoro di ricerca di documenti e informazioni attendibili, al fine di diradare la nebbia diffusa per anni attorno all'attività e ai conti di En.Cor.

Finché in agosto lanciammo una vera e propria campagna pubblica.

Innanzitutto un’attività di controinformazione, attraverso la pubblicazione su questo nostro sito internet di tantissimi documenti che smentivano il leitmotive propagandato da amministratori e partito di maggioranza: non preoccupatevi è andato e sta andando tutto bene.

Accompagnata da un lavoro di mobilitazione e coinvolgimento della cittadinanza: attraverso moltissimi banchetti informativi nei punti cruciali della città e, contestualmente, la promozione di una raccolta di firme per un appello che chiedeva trasparenza sul caso En.Cor. Attività che portò, in poche settimane, a più di 1.000 sottoscrizioni da parte di altrettanti cittadini che si stavano rendendo conto del disastro taciuto per anni.

 

La nostra iniziativa, assieme a una sempre più larga e pressante campagna di stampa sia da parte dei giornali che delle tv locali e regionali, dapprima indusse i partiti di minoranza (che evidentemente si erano distratti negli anni precedenti) a darsi una scossa. Dai e dai, riuscì anche a creare qualche tardivo dubbio nello stesso partito di maggioranza, che per mesi si era attestato su una granitica difesa del sindaco e del suo operato, dando a noi dei disfattisti, dei bugiardi e degli irresponsabili. Prima, il 28 agosto, arrivarono le dimissioni del dott. Pellegrini (Amministratore unico di En.Cor quando era pubblica, nonché Amministratore unico di Soer, nonché Direttore generale del Comune). Quelle del sindaco Marzio Iotti arrivarono a conclusione della drammatica seduta del Consiglio Comunale del 29 novembre, nel corso della quale il gruppo PD lo aveva sfiduciato politicamente.

Queste dimissioni provocarono un umiliante commissariamento del Comune.

Nonostante ciò la maggior parte delle domande da noi poste continuavano a rimanere senza risposta. Dell'entità e delle cause del disastro nessuno aveva dato conto, delle future implicazioni nemmeno. Per questo, il 5 dicembre 2013, presentammo alla Procura della Corte dei Conti di Bologna un Esposto con indicati tutti gli aspetti a nostro avviso degni di attenzione.

Nel gennaio 2014 le magnifiche sorti progressive della nuova En.Cor ebbero termine: il 28 il Tribunale di Reggio ne dichiarò il fallimento, erano trascorsi solamente otto mesi dalla sua vendita ad Amtrade Italia S.r.l.

 

E infine arrivarono i debiti da pagare

 

Negli anni successivi è proseguito il nostro impegno a tenere informati i cittadini sull’evoluzione di questa vicenda:

-sia aggiornando, per quanto nelle nostre possibilità, la rassegna stampa e la raccolta di documentazione;

-sia svolgendo un’azione di mobilitazione dell’opinione pubblica – in nome di null’altro che un senso di cittadinanza attiva che crediamo dovrebbe animare, al di là dell’appartenenza politica, ogni cittadino che ama la propria città e la verità - per contribuire ad arrivare a quella trasparenza che era fin dall’inizio il nostro obiettivo.

 

Ponendo, inoltre, una domanda che a quel punto diventava di drammatica attualità e concretezza: e adesso, dopo il fallimento, chi pagherà i debiti contratti da En.Cor  con le Banche, concessi grazie alle famose lettere di patronage rilasciate dal Comune?

Non ci fu da aspettare molto per constatare che le Banche in questione la pensavano diversamente da Marzio Iotti (Cosa hanno detto – Tanto i soldi sono delle banche), perciò - a cominciare dalla Banca Popolare San Felice sul Panaro, seguita da BNL e Banco Popolare – già dai primi mesi del 2014 cominciarono a promuovere azioni legali contro il Comune per riavere i soldi prestati a En.Cor non ancora restituiti.

Ma la cosa peggiore (per noi correggesi) fu che - come era facile prevedere almeno in due casi – il Tribunale di Reggio su tutti e tre i procedimenti (emessi tra giugno 2016 e ottobre 2017) diede ragione alle Banche, condannando il Comune a versare loro complessivamente circa 29,3 milioni di euro.

 

Alla nuova Amministrazione guidata dalla Sindaca Ilenia Malavasi (eletta nel giugno 2014 e poi riconfermata nel 2019) è così toccata la patata rovente di pagare i debiti provocati dal fallimento En.Cor.

Compito che ha affrontato con una strategia – detto in estrema sintesi - mirata ad evitare il dissesto del Comune, concludere la vicenda nel minor tempo e col minor esborso possibili, trattando quindi con le banche riduzioni dei rispettivi crediti e una rateizzazione del pagamento, dando in cambio la rinuncia a proseguire i contenziosi nei successivi gradi di giudizio (e forse su uno di essi qualche speranza poteva esserci).

La conclusione è stata una significativa ristrutturazione del dedito complessivo, ridotto a 21.450.000 euro da pagare a rate fra il 31-12-2016 e il 31-12-2019.

 

Gli accordi prevedevano, inoltre, che le banche medesime cedessero al Comune tutti i loro crediti insinuati nella procedura fallimentare di En.Cor. Grazie a questo il Comune è diventato titolare della quasi totalità dei crediti inseriti nel fallimento.

Alla luce di questo risultato, il Comune ha sottoposto una proposta di “concordato fallimentare” al curatore e al Tribunale di Reggio che l’hanno accettata; in questo modo è diventato proprietario di tutti i beni dell’ex En.Cor., ammontanti – secondo una stima confermata nel 2019 – a circa 12 milioni di euro (queste notizie sono riportate da La Gazzetta di Reggio del 23-11-2019 e attribuite all’allora sindaca Ilenia Malavasi).

 

Nella primavera del 2020 è arrivata la sentenza della Sezione Regionale della Corte dei Conti, che ha condannato per i danni erariali al Comune provocati dal crac di En.Cor l’ex sindaco Marzio Iotti e l’ex direttore generale del Comune Luciano Pellegrini al pagamento, in solido tra loro e in via principale, della somma di 6.864.008,85 euro, oltre a interessi e spese.

Ha altresì condannato - in via sussidiaria, quindi in caso di mancato pagamento da parte di Iotti e Pellegrini – i sei assessori (Emanuela Gobbi, Federico Bartolotta, Marcello Bulgarelli, Rita Carrozza, Maria Paparo e Paolo Pozzi) che avevano concorso a deliberare le lettere di patronage a favore delle banche a somme varianti fra circa 267.000 e circa 446.000 euro a seconda della diversa responsabilità dei singoli.

Il Resto del Carlino del 24-3-2020 riportava inoltre la notizia che nella vicenda era coinvolto anche l’ex Dirigente del settore finanziario del Comune Daniele Cristoforetti.

Nelle argomentazioni della sentenza – sintetizzate in un articolo de Il Resto del Carlino del 24/3/2020 - viene sottolineato, tra l’altro, che En.Cor era arrivata a indebitarsi fino al limite di 40 milioni di euro “in assenza di un piano industriale e di un piano finanziario”.

Emerge come “il progetto, già nella sua configurazione iniziale, era inadeguato rispetto a funzioni e dimensioni del Comune, con le iniziative intraprese dalla società rivelatesi del tutto fallimentari”.

In definitiva, “gli amministratori comunali, con i loro comportamenti contestati, hanno travalicato i limiti del legittimo esercizio del potere discrezionale loro riconosciuto dalla legge, ponendo in essere scelte non solo illogiche e irrazionali, ma in frontale contrasto con il principio della sana e prudente gestione delle risorse pubbliche”.

La sentenza – impugnata dai condannati - è stata confermata in appello nel giugno dell’anno successivo.

In conseguenza di ciò, doverosamente, il Comune ha predisposto atti e strumenti per il recupero di tali somme.

 

 

Pagati i debiti e trovati i colpevoli.

Quindi una storia a lieto fine? Non proprio

 

In conclusione: il Comune ha pagato i debiti ed è tornato proprietario del patrimonio mobiliare e immobiliare di En.Cor; i colpevoli dei danni erariali causati al Comune sono stati condannati dalla Corte dei Conti.

Storia a lieto fine, quindi?

Prima di pronunciarsi conviene fare un po’ di chiose.

 

Cerchiamo innanzitutto di capire quanto ha sborsato il Comune.

Un dato è certo: i 21.450.000 euro pagati alle tre banche creditrici.

 

A questa cifra va aggiunta la somma delle spese legali, consulenze, perizie, imposte, tasse, eccetera legate alle diverse vertenze che il Comune ha dovuto affrontare per arrivare alla conclusione della vicenda. Fino al gennaio 2018 avevamo cercato di ricostruirle, non senza difficoltà, ed eravamo arrivati alla cifra di 1.206.000 euro, sicuramente per difetto. In seguito ne sono stati spesi certamente altri che noi non sappiamo quantificare.

 

Va poi aggiunta un’ulteriore voce di spesa: quanto è costato al Comune il “concordato fallimentare” che gli ha consentito di acquisire i crediti insinuati nel fallimento appartenenti a soggetti diversi dalle banche?

Sono dati che noi non conosciamo e che non ci risulta siano stati resi pubblici, come invece sarebbe stato opportuno; in questo ravvisiamo una certa reticenza della Sindaca e della maggioranza, ma anche una mancanza delle minoranze, spesso propense a uscite propagandistiche generiche più che a portare argomenti critici ma pertinenti.

 

Altro quesito fondamentale: quanto e cosa ha portato o porterà a casa il Comune a risarcimento del danno subito?

 

Avendo acquisito tutti i crediti insinuati nella procedura fallimentare di En.Cor, il Comune è diventato proprietario di tutti i beni mobili e immobili dell’ex En.Cor., ammontanti a circa 12/13 milioni di euro.

Anche qui qualche tara va fatta.

Di quel patrimonio alcuni beni erano già del Comune, che li aveva ceduti gratuitamente a En.Cor. Ad esempio il terreno sul quale è stata costruita la centrale E.V.A., del valore di 913.000 euro.

Valori mobili per un totale di 530.000 euro e altri terreni, per un valore complessivo di 3.690.000 euro, erano stati ceduti a En.Cor per dare un “aiutino” ai suoi bilanci sempre traballanti; per inciso la cessione di questi ultimi terreni venne deliberata nel dicembre 2012, quando era ormai noto – almeno a qualcuno - che il Comune sarebbe stato costretto a vendere En.Cor di lì a pochi mesi.

Quindi dai 12/13 milioni occorre togliere almeno 5.133.000 euro.

 

Ma poi: in cosa consistono i rimanenti 8 milioni scarsi?

Come è stato comunicato dal Comune, ne fanno parte edifici interessanti che potranno essere utilmente reimpiegati per attività pubbliche (non senza interventi onerosi, probabilmente), diversi pannelli fotovoltaici installati su edifici pubblici che generano energia elettrica per gli stessi e anche per la vendita, qualche attrezzo e macchinario forse impiegabile per le attività di manutenzione del Comune.

Ma comprendono anche diverse attrezzature ferme ormai da molti anni, non si sa se ancora recuperabili o vendibili e con quale ricavo. Abbiamo letto sui quotidiani che nel febbraio 2022 è stata effettuata una prima asta relativa a parte di questi beni.

Chissà se prima poi si riuscirà a vendere anche i famosi otto grandi motori navali CKD importati a caro prezzo dalla Repubblica Ceca. Sarebbe bello, alla fine, che qualcuno si preoccupasse di fare il totale di quanto si sarà riusciti a portare a casa e di renderlo pubblico.

 

L’altra fonte, chiamiamola così, che dovrà risarcire il Comune sono le persone condannate dalla Corte dei Conti al pagamento dei danni erariali, di cui si diceva poc’anzi.

Da quel che abbiamo letto sui giornali, si tratta di una vicenda non ancora definitiva, a causa dei diversi ricorsi, peraltro finora sempre bocciati, intentati da Iotti e Pellegrini per opporsi al versamento di quanto previsto dalla sentenza della Corte dei Conti.

Per questa via, finora, l’unica entrata proviene da uno degli assessori, condannato a pagare 267.861 euro essendo stato assente a una seduta di Giunta in cui erano state approvate delibere relative a lettere di patronage; la scorsa estate ha versato tale somma archiviando così la propria posizione.

Per il momento, insomma, siamo molto lontani dai 6.864.008,85 euro previsti.

Se qualcuno è convinto che ci si andrà anche solo vicino alzi la mano.

 

 

In conclusione: giustizia è fatta, ma con una perdita secca per il Comune, e quindi per i cittadini.

 

Anche ammettendo che quella condotta da Sindaca e Giunta sia stata la migliore “operazione salvezza” possibile, è difficile pensare che allora è andato tutto bene.

Le spese sostenute dal Comune per pagare debiti e costi aggiuntivi (ipotizziamo fra i 23 e i 25 milioni?) sono state ricavate dalla vendita di patrimonio immobiliare e mobiliare (ad esempio parte elle azioni IREN), da aumento delle tasse (nel luglio 2014 il Consiglio Comunale ha deciso l’introduzione anche per la nostra città dell’addizionale IRPEF), da economie e tagli (comunque fossero denominati dal punto di vista contabile nei bilanci). Molti soldi, che sono mancati per mantenere e migliorare servizi, infrastrutture, aree verdi, viabilità e in generale l’iniziativa pubblica nella nostra città.

In cambio avremo 12/13 milioni di varie ed eventuali e di beni che erano già del Comune + 6.596.147 euro (tenendo conto dei 267.861 euro già pagati, se nel frattempo ne sono entrati altri saremo felici di prenderne atto) di speranze di riscossione.

 

Il fallimento En.Cor, inoltre, è stato un grave danno per la nostra città non solo da un punto di vista materiale. Quello appena trascorso è stato un decennio consumato a cercare un modo per uscire dalla terribile eredità En.Cor, inevitabilmente appesantito da polemiche e lacerazioni politiche, schiacciato dalla volontà propagandistica di far passare per “razionalizzazioni” quelli che erano invece tagli, per “bellissima città” un luogo in visibile sofferenza.

Una comunità incapace di pensare e programmare il futuro anche perché perseguitata dai demoni del passato: i debiti provocati dal fallimento En.Cor e la “nebbia” in cui esso era maturato.

 

La vicenda En.Cor dimostra, una volta di più, quanto sia vero che è meglio prevenire che curare dopo

 

En.Cor doveva essere la realizzazione di un “sogno” politico, non un disastro come poi si è rivelato. E un grosso danno rimane, a conti fatti, anche quando, come in questo caso, la giustizia – quantomeno quella contabile – ha fatto il suo corso e ha emesso una sentenza individuando i colpevoli.

Il che significa, a nostro parere, che quella giudiziaria non era l’unica via da seguire per individuare cosa non è andato bene e, soprattutto, per comprendere cosa si sarebbe dovuto fare o non fare per evitate quel fallimento.

Non solo al fine di individuare eventuali reati e relativi colpevoli richiamando a tal fine l’attenzione della magistratura – cosa giusta che peraltro avevamo fatto noi per primi.

Obiettivo non meno importante – per amministratori comunali eletti dopo il fallimento per riparare i danni e che a quella disastrosa avventura non avevano preso parte – sarebbe stato rendersi razionalmente conto di quel che era successo.

Capire – ad esempio – perché dal 2008 al 2012 (ultimo esercizio completo di gestione “pubblica”) vi sia stata “una situazione di deficit cronico dal punto di vista economico”, con una perdita la cui entità aumentava ogni anno, arrivando alla somma complessiva (se si normalizzano i bilanci, cioè si tolgono gli aiutini straordinari del Comune, come giustamente hanno fatto gli advisors nella loro relazione datata 6 febbraio 2013, di 7,14 milioni di euro; mentre contemporaneamente aumentavano in modo esponenziale le spese e i debiti con le banche. Non erano previste verifiche e controlli sui risultati? Possibile che all’interno dell’amministrazione comunale, in cinque anni, nessuno si fosse mai accorto di nulla? O, se invece sì, come mai non si poté fare nulla per evitarlo, o almeno darci un taglio prima che un grosso problema diventasse un disastro?

Questo era responsabilità in primo luogo della maggioranza, ma anche la minoranza avrebbe potuto svolgere un ruolo. Magari facendosi promotrice di una campagna di denuncia pubblica. Come abbiamo fatto noi nell’estate 2013; certo, a fatti ormai accaduti, ma noi eravamo fuori da tutti i luoghi istituzionali. Altri no.

Questo lavoro di indagine e trasparenza gli amministratori avrebbero potuto farlo con gli strumenti regolamentari e con la documentazione che avevano a disposizione, senza invadere il terreno altrui, eventualmente segnalando alla magistratura elementi di dubbia liceità di cui fossero venuti a conoscenza.

Ribadiamo, non con intenti punitivi – materia dell’ordine giudiziario – bensì di COMPRENSIONE DEGLI E DAGLI ERRORI (che non necessariamente sono reati):

da sempre un ottimo metodo per evitare di commetterne altri simili!

La colpa personale e individuale del danno erariale è stata infine attribuita, con responsabilità e sanzioni diverse, a otto persone. A farlo sono stati, giustamente, dei tribunali.

Occuparsi invece degli errori politici e gestionali è compito degli esponenti politici e degli amministratori. Nascondersi dietro l’argomento che la verità è solo quella giudiziaria – in Italia purtroppo abitudine abusata e praticata a 360°, salvo poi, un attimo dopo, denunciare l’invadenza della magistratura - è troppo semplice. Troppo comodo: equivale a sostenere che in Italia esiste un unico potere di controllo, esercitato dalla magistratura, mentre per tutte le altre istituzioni vige l’impossibilità di autocontrollarsi.

E’ un argomento perfino pericoloso, perché induce la politica a glissare sui propri errori, non facendoci mai i conti fino in fondo, rinunciando ad auto-correggersi, esponendosi così ad una maggiore probabilità di rifarli.

 

Per questi motivi nella nostra battaglia per la trasparenza avevamo sostenuto che non solo con i debiti di En.Cor ma anche con la “nebbia” che li aveva generati avrebbe dovuto fare i conti la nostra comunità, guidata in questo percorso dalla sua classe dirigente, di maggioranza e di opposizione.

A tal fine, in un comunicato della primavera 2016 avevamo proposto l’attivazione di uno strumento previsto dallo Statuto del nostro Comune che, all’art. 16-comma 1, stabilisce che “il Consiglio Comunale può istituire commissioni di indagine, di controllo e di garanzia sull'attività dell'Amministrazione”. Ci sembrava uno strumento fatto apposta per occuparsi di vicende come quella di En.Cor, limitandola al periodo in cui era rimasta una società interamente controllata dal Comune.

Finalmente, nella seduta del 27 luglio 2018, il Consiglio comunale affrontò questa possibilità, su iniziativa del Movimento 5 Stelle. Il risultato fu la sua bocciatura, con 9 voti contrari (8 del Pd più il Consigliere della Lista “Correggio ai cittadini”), 3 a favore (M5S, “Sì Tu Sì” e “Centrodestra per Correggio”) e l’astensione del Consigliere della Lista “Correggio al Centro”.

Così la possibilità di istituire una Commissione d’indagine su En.Cor venne definitivamente sepolta, utilizzando argomenti pretestuosi.

A quella decisione della maggioranza dedicammo un apposito comunicato, al quale rimandiamo per approfondire le ragioni che ci indussero ad esprimere un giudizio molto negativo (Comunicato del 21 agosto 2018)

Rimaniamo tuttora convinti che quella Commissione avrebbe rappresentato lo strumento e l’occasione per comprendere i motivi e gli errori che avevano trasformato un “sogno” di per sé apprezzabile e condivisibile in un disastro economico, imprenditoriale e politico.

Avrebbe offerto l’opportunità a chi ha amministrato Correggio dopo il 2014 non solo di rivendicare giustamente il merito di avere rimediato, almeno parzialmente, ai danni subiti dal Comune, ma anche di mostrare il coraggio di guardare in faccia gli errori (che non sono necessariamente reati) commessi da una amministrazione precedente ma espressione del loro stesso partito.

Avrebbe consentito di analizzare con serietà e obiettività quanto era avvenuto per trarne insegnamento per il futuro e non polvere da “archiviare” sotto il tappeto di un passato che peraltro continua a pesare sul presente.

Avrebbe permesso di dar conto di quella vicenda, finalmente con la necessaria trasparenza, ai cittadini, che alla fine sono quelli che pagano, appunto, il conto degli errori e dei conseguenti danni.

Davvero una grande occasione persa!

In conclusione, riteniamo che “fare i conti” in modo aperto e leale non solo con i debiti ma anche con la “nebbia” in cui sono maturati, avrebbe rappresentato un lavoro molto utile sia per i cittadini che per la nostra classe dirigente, di maggioranza e di opposizione.

Utile per ricucire un rapporto di fiducia che anche a Correggio mostra evidenti lacerazioni.

 

I cittadini sono sicuramente gratificati dal sentirsi raccontare le cose belle e buone che vengono realizzate dalla pubblica amministrazione, ma siamo convinti che si aspettino anche di essere informati su quelle che sono o stanno andando male e, soprattutto, di essere messi in grado di capire perché.

Quello fra amministratori e amministrati è un rapporto di fiducia che va alimentato continuamente, tanto più nei passaggi difficili. Pensare di ridurre la partecipazione dei cittadini al pur fondamentale e irrinunciabile rito dell’investitura elettorale, può poi portare alla preoccupante sorpresa che anche a Correggio, perfino qui, il 40% abbondante degli elettori ritiene che non vale la pena parteciparvi, come è successo alle ultime elezioni amministrative.

 

Comunque sia, per il Comitato “Via la nebbia” è arrivato il momento di congedarsi.

Su molti aspetti la “nebbia” è stata diradata, su altri purtroppo no, e certo non per nostra volontà.

La nostra campagna di partecipazione popolare, testimoniata passo passo da questo sito, ha avuto il ruolo di far breccia sulla omertà della classe politica del momento tesa a coprire e minimizzare la voragine che era stata creata a danno della comunità. La realtà dei fatti che anche noi abbiamo cercato di far venire alla luce, via via, non ha più potuto essere nascosta o negata e, se pur lentamente e forse solo parzialmente, anche la giustizia ha fatto il suo corso.

Crediamo che questo sito documenti come la partecipazione attiva di oltre mille cittadini abbia avuto un ruolo determinante nel soffiare via un po’ di nebbia e anche tante bugie. Cittadini, tanti, che hanno scelto di non rimanere indifferenti, di mobilitarsi, che hanno avuto il coraggio di esporsi, per più anni, anche a fronte di un clima politico spesso ostile. Cittadini che vogliono bene alla propria città e hanno dimostrato di non essere disponibili a vederla danneggiare senza reagire, tanto più se in modo così grave come è accaduto nella vicenda En.Cor. Pensiamo che questo rappresenti una risorsa democratica di partecipazione attiva non solo per il passato ma anche per il futuro.

Il Comitato VLN, però, si congeda qui.

31 dicembre 2023

 

 

 

Nota Bene

Questo sito è composto da tutti i documenti e comunicati pubblicati dal 2103 in poi, con relativa data di emissione, quindi mantiene lo sviluppo cronologico originale e ne documenta la evoluzione.

QUANTO CI E' COSTATA EN.COR

Segui i nostri comunicati in:

 Trasparenza oggi e domani,

 

 segui l'evoluzione nella

Rassegna stampa

 

GIUGNO 2018

 

Tempo di Bilanci, diradata un po' di nebbia, quanto ci è costata En.Cor:

 

  4.903.000 di conferimenti

21.450.000 debiti Banche

  1.206.000 spese accessorie 27.559.000 € TOTALI ad oggi

 

Vedi la documentazione in:

 Trasparenza oggi e domani,

 

 

 

Noi, come tutti i cittadini di Correggio siamo sempre in attesa di capire:

 

PERCHE' ci tocca subire questo danno incredibile?

 

PERCHE', cosa e come è successo ?

 

Chi ne è responsabile?

Il nostro Comitato ha lanciato a metà agosto 2013 una Raccolta firme per chiedere al sindaco di Correggio Trasparenza sul caso En.Cor.

Società comunale poi venduta a privati e della cui vicenda il sindaco disse "che i cittadini non avevano perso un euro e che la vendita avrebbe creato sviluppo". Affermazioni in palese contrasto sui fatti che venivano via via messi in luce.

E' iniziato così il nostro lavoro di denuncia e di raccolta informazioni attendibili cercando di far luce sulla nebbia volutamente diffusa per sei anni dal sindaco. Abbiamo così raccolto e pubblicato sul nostro sito internet www.vialanebbia.it tantissimi documenti, prima che la stessa Amministrazione Comunale si decidesse a fare altrettanto (ma senza rendere comprensibile il senso). Il nostro Comitato ha così via via raccolto più di 1.000 firme di cittadini che finalmente si rendevano conto del disastro taciuto per anni. Le domande da noi rivolte al Sindaco sin dall'inizio (vedi: La nostra Petizione) non hanno mai trovato puntuali risposte. La nostra campagna ha tuttavia prodotto risultati: prima le dimissioni del dott. Pellegrini già Amm.re unico di En.Cor e Direttore generale del comune, poi le dimissioni del sindaco Marzio Iotti, a fronte della dovuta ammissione da parte sua e del partito di maggioranza (il Pd) che En.Cor è stato un disastro sia tecnico che politico.

Nonostante ciò la maggior parte delle domande da noi fatte rimasero senza risposta. Dell'entità del disastro nessuno diede conto, delle presenti e future implicazioni, nemmeno.

Per questo presentammo, il 5 dicembre 2013, alla Procura della Corte dei Conti un Esposto con indicati tutti gli aspetti a nostro avviso degni di attenzione.

Poi ci eravamo impegnati a tenere informati i nostri sostenitori e i cittadini sull’evolvere di questa vicenda per contribuire ad arrivare alla trasparenza cercata sin dall'inizio. Inoltre rimane tuttora attuale, perché inevasa, la richiesta, rivolta ai partiti locali di una riflessione sul come sia potuto accadere e come far sì che non si ripeta un caso analogo in futuro.

 

 

Nota Bene: Questo sito è composto da tutti i documenti e comunicati pubblicati dal 2103 in poi, con relativa data di emissione, quindi mantiene lo sviluppo cronologico originale e ne documenta la evoluzione.

Agosto 2018 - Non ci è dato sapere ...

 

Il Comitato Via la Nebbia si occupa di trasparenza sulla vicenda Encor,

non di campagne elettorali; a queste ci pensa già il PD

Vedi il nostro comunicato alla  pagina Trasparenza Oggi e Domani.

 

Il capogruppo del PD su Encor: “tante cose non le abbiamo capite neanche noi”. Però è contrario a istituire una Commissione Comunale d’indagine

Vedi le nostre considerazioni alla nostra pagina Trasparenza Oggi e Domani.

 

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Correggio - Giugno 2018

 

Sono trascorsi 5 anni da quando abbiamo, nel 2013, lanciato la nostra campagna per la trasparenza sul caso En.Cor. Vogliamo ricordare cha a quel tempo il sindaco disse che “ai cittadini correggesi non sarebbe costata nulla”, anzi, che “avrebbe creato sviluppo”.

Ora di certo c’è che a noi correggesi è costata almeno 27 milioni di euro (21,45 li stiamo ancora pagando, il resto lo abbiamo regalato precedentemente), che saremo noi a pagare e nessun altro, perché non sono state nemmeno cercate, sia le responsabilità gestionali, sia le responsabilità politiche. Nonostante le diverse denunce esposte ai vari organi competenti, così come le richieste di commissioni di indagine.

Il caso sembrerebbe quindi volutamente sepolto.

Se non che, ogni tanto fuoriesce il fumo di quel che cova sotto la cenere. Ultimo episodio, in maggio 2018, l’arresto, per altri reati, di uno dei protagonisti, il Matteo Coveri, amministratore di Amtrade, acquirente di En.Cor. (vedi la nostra Rassegna stampa)

Occasione questa che ci induce a proporre fatti e domande su cosa è successo con la cessione di En.Cor, vedi alla nostra pagina Trasparenza Oggi e Domani.

 

Caso En.Cor: come è potuto succedere e affinché non accada ancora

 

Il nostro Comitato dopo la campagna del 2013 è rimasto attivo e presente finché non saranno chiarite le vicende relative ad En.Cor, le ricadute sulla città, le responsabilità tecniche e politiche, e per sollecitare una riflessione su come sia potuto accadere e quali possono essere le misure da adottare affinché non si ripeta di nuovo in futuro un caso analogo di perdita di controllo.

 

Purtroppo ad oggi, giugno 2016, nessuno ha fornito una ricostruzione dei fatti e quindi questa nostra raccolta rimane la documentazione e informazione più completa.

 

Purtroppo il caso non è chiuso in quanto rimangono aperti diversi fronti molto inquietanti.

 

- Gli strascichi economici e di sfregio al territorio dovuti al fallimento di En.Cor

- Nessuna rendicontazione dei danni economici subiti dal comune sino ad oggi a causa della mala gestione della società En.Cor

- La pendenza di tre cause legali in essere con tre Istituti di Credito che chiedono al Comune di Correggio la restituzione di prestiti andati in fumo con En.Cor per un totale di circa 29 milioni di euro.

- Una indagine che appuri le responsabilità politiche di questo fallimento

- Una indagine che appuri eventuali responsabilità penali

 

Quello che è certo è che noi cittadini di Correggio abbiamo già pagato un conto molto salato e potremmo subire altre gravissime conseguenze.

 

Per rendere meglio comprensibile questa triste vicenda a chi non ha seguito nel tempo i vari sviluppi consigliamo la nostra Guida breve ai fatti.

 

Proprio per le lacune informative sopra indicate noi

chiediamo che il Comune di Correggio:

- pubblichi sul suo sito una rendicontazione completa dei fatti e dei danni subiti

- tenga puntualmente informati i cittadini sulla evoluzione e sulle ripercussioni anche convocando una pubblica assemblea.

 

Inoltre chiede al Comune e a tutti i partiti politici locali di istituire una Commissione consiliare di indagine e controllo.

 

Le nostre argomentazioni sono esposte alla pagina Trasparenza oggi e domani.

 

Noi cosa continuiamo a tenere informati i cittadini, per quel che è nelle nostre possibilità, fin che qualche altro Ente pubblico non avrà fatto la dovuta chiarezza.

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